“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”

L’annata 2020 procedeva perfettamente, la situazione sanitaria delle uve era sotto controllo, la nostra uva era sana. Nonostante l’anno portasse avanti un clima tutt’altro che sereno e consueto, dato lo stato di emergenza, – ci racconta Sara – noi tutti prendevamo tanta fiducia e forza dalla natura che non si fermava. È sempre stata una certezza, e altrettanto forte era la nostra cura per tutto.

La missione del vignaiolo da aprile a settembre è di mantenere sane le uve e tutto il lavoro che si svolge in quei mesi è dedicato a questo. Dai trattamenti alla potatura verde, la finalità è quella di custodire il frutto. 

Il 4 agosto verso le 12:00 mi trovavo a pochi chilometri dalla vigna e ho iniziato a ricevere fotografie da amici che vivono là vicino. Come fosse neve. Una grandinata di pochi secondi aveva colpito e ricoperto ogni filare. Ho contattato e raggiunto subito mio fratello Federico. Io e lui sotto la pioggia, accanto alla macchina, a guardare la vigna completamente bianca.

In sette secondi si è distrutto il lavoro di un anno.

È stata violentissima. La grandine ha colpito parallelamente il vigneto posizionato più in alto, andando quasi a sfiorare l’uva, mentre quello posizionato in pianura, essendo esposto diversamente, è stato colpito perpendicolarmente, danneggiando il 50% dell’uva, a cominciare dai primi filari, quelli con il Montepulciano.

La grandine provoca nel grappolo una ferita e quindi una rottura della buccia, generando un contatto con l’ossigeno nel frutto danneggiato. Ciò causa marciumi e l’impossibilità di utilizzare il frutto per trasformarlo in vino, senza coadiuvanti enologici. L’operazione necessaria, in seguito a un evento come questo, è quella di procedere con un trattamento cicatrizzante per seccare la ferita e bloccare questo contatto.

Le persone anziane ci facevano le condoglianze. Oggi l’interpretazione è differente, ma una volta un evento così significava fame.

Dalla distruzione abbiamo cercato di rialzarci, mossi da quel po’ di linfa che ci era rimasta. Abbiamo quindi rivalutato i vini da fare. Le varietà meno colpite che sono rimaste ci hanno costretto a fare un nuovo cambiamento di rotta: Merlot e Pinot Grigio.

Da qui sono nati i nostri nuovi vini: Travento e Uanm.

Dalla distruzione è nato un nuovo stimolo. Una settimana dopo avremmo dovuto raccogliere.

Come sono stati fatti i nostri vini?

TRAVENTO

È un Merlot che viene dalla vigna presa parallelamente dalla grandine (da qui il nome). Non è stata ferita. È stata raccolta in perfetta condizione sanitaria e selezionata al momento della raccolta, per poi essere interpretata con un metodo appreso in una cantina visitata in Francia: il sistema millefoglie. L’uva viene disposta a strati, uno strato con il raspo uno strato senza raspo ecc., come ad avere una sorta di millefoglie di uva.

Con la stratificazione dei grappoli abbiamo cercato di interpretare il Merlot usando la macerazione carbonica (con una fermentazione dell’esterno all’interno), perché l’uva era integra. Dopodiché abbiamo tolto l’ossigeno mettendo azoto. La fermentazione è stata lasciata andare senza muovere l’uva. Né il Merlot né la macerazione carbonica né il sistema millefoglie erano stati mai presi in considerazione nella nostra cantina, ma l’occasione ci ha permesso di far accadere cose nuove.

UANM

È un Pinot Grigio, che è stato vinificato in acciaio e volutamente portato a sviluppare note ossidative, giocando con la presenza dell’ossigeno nelle fasi di fermentazione. Ha causato un’espressione dell’uva sorprendente che ci è piaciuta molto (da qui il nome). Uanm è una parola che con quattro lettere dice molto. Viene usata sia per sorpresa che di fronte a una disgrazia. Due fattori che, in questo caso, hanno in comune una reazione.

Uanm: evoca la freschezza del Pinot Grigio con note di nocciola.

Travento: è il verde del friggitello con manciate di pepe inaspettate.

Pensato per una tavola attenta e curiosa, che si lascia solleticare e con la volontà di lasciarsi incuriosire dalle espressioni che può assumere: complesse non complicate, ricche non difficili. 

500 bottiglie di Travento e 300 di Uanm: una piccola quantità che porta con sé la storia della grandinata.

Parlare con i produttori del Jura è stato stimolante per trovare nuove chiavi di lettura delle varietà. E soprattutto perché è stato come rompersi una caviglia e trovare qualcuno che se l’è rotta proprio come te e che sa come ti senti. Loro sono sicuramente allenati e più abituati alle gelate e alle grandinate e sanno quindi come ci si sente.

E gli amici, anche quelli, sono stati fondamentali per pensare la vendemmia e soprattutto per farla.  

E le etichette?

Per dare una continuità alle linee di Hambre, il volto di Uanm e la scia di Travento sono state realizzate sempre da Francesco Bouhbal. Sono tornata a trovarlo, a Parigi, e ho incontrato il volto di Uanm nello stesso punto dove era posizionata l’opera per Hambre. Quando ho chiesto come si chiamasse il quadro mi ha risposto “Energia”, e trovai una grande coerenza. L’opera per l’etichetta di Travento, invece, era posta in un angolo dello studio, e ha attirato la mia attenzione per la forza data dall’unico colore usato. La potenza è nel tratto e non tanto nei colori. Ho risentito quell’idea di vento e forza data dal colore che ha lasciato la grandinata.  

Per ordinare Travento o Uanm contatta Sara 3357896889